Come i brand italiani costruiscono un’identità digitale ed entrano nel mercato globale | Alessandro Baruffi, it.com Domains
- di The it.com Domains Team

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Negli ultimi anni, startup e brand italiani hanno fatto il loro ingresso nel mercato globale, costruendo una forte presenza digitale. Per esempio, aziende come Bending Spoons (sviluppatore di applicazioni mobili), Satispay (startup fintech di Milano) e Musement (piattaforma per la prenotazione online di attività turistiche) rafforzano la loro identità digitale investendo in un branding online chiaro e coerente a livello globale, mantenendo siti multilingue, usando nomi di dominio riconoscibili a livello internazionale e costruendo ecosistemi di prodotto accessibili in tutto il mondo, il che consente loro di scalare ben oltre il mercato italiano.
Abbiamo parlato con Alessandro Baruffi, Direttore delle Partnership Internazionali di it.com Domains, dello sviluppo del mercato dei domini in Italia, di ciò che rende uniche le aziende della Penisola e del ruolo dei domini e delle estensioni nel successo internazionale dei brand tech italiani.
Settore IT italiano: la strada verso il mercato globale
it.com Domains: Alessandro, lavori con vari Paesi, ma l’Italia è il tuo mercato domestico. Come valuti il suo sviluppo economico?
Alessandro Baruffi: La mia esperienza professionale abbraccia molti Paesi e continenti. Continuo a seguire i mercati a livello globale, ma ho anche un focus particolare sull’Italia. Il mercato IT in Italia è pronto a una crescita significativa nei prossimi anni grazie alla crescente domanda di servizi tecnologici. Ritengo importante sottolineare non solo la crescita in sé, ma anche il fatto che per la prima volta è diventata sostenibile; il mercato dei servizi digitali in Italia ha superato gli 80 miliardi di euro, e vediamo le aziende investire sempre di più in cloud, AI e cybersecurity.
In Italia, il business si è a lungo basato sull’offline – fattori come reputazione, relazioni e presenza personale. Tuttavia, negli ultimi anni è cambiato molto. Sono emersi giovani imprenditori che pensano in ottica globale e costruiscono fin dall’inizio un’identità digitale.
Il Paese sta vedendo incentivi all’innovazione e alla trasformazione digitale, tra cui crediti d’imposta per Ricerca & Sperimentazione (Credito d’Imposta Ricerca & Sviluppo), programmi di finanziamento come Smart & Start Italia per startup innovative e iniziative previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che sostengono la trasformazione digitale e l’adozione tecnologica. Credo che questi programmi siano stati decisivi per molte startup che prima semplicemente non potevano permettersi di scalare le proprie tecnologie.
Le aziende italiane riconoscono sempre più la necessità di una presenza online, di servizi digitali e di modelli flessibili. Il sostegno pubblico sta inoltre accelerando questa tendenza: attraverso il PNRR e i programmi collegati, lo Stato fornisce finanziamenti diretti, sovvenzioni e incentivi fiscali per progetti di digitalizzazione, aggiornamenti dell’infrastruttura IT, adozione di soluzioni cloud e AI e sviluppo delle competenze digitali della forza lavoro, rendendo più semplice per le imprese modernizzarsi e scalare. Questo rimuove alcune barriere che a lungo hanno frenato la crescita dell’economia digitale in Italia.
Tutto ciò offre all’Italia l’opportunità di passare da un’economia centrata sulle industrie tradizionali a un ecosistema in cui nomi di dominio, piattaforme digitali e identità del brand online diventano parte importante della strategia di crescita.
it.com Domains: Come valuti lo sviluppo del settore tecnologico italiano?
AB: Secondo le mie osservazioni, le imprese – grandi e piccole – stanno per la prima volta passando su larga scala a processi digitali. Tutti gli indicatori mostrano grandi opportunità all’orizzonte, con una crescita sostenuta e un aumento costante del volume di mercato, mentre il Paese recupera terreno dove prima era in ritardo: dalla digitalizzazione e trasformazione dei processi alla protezione dei dati e alla cybersecurity, fino alle infrastrutture e ai servizi cloud.
La domanda di servizi IT in Italia sta crescendo rapidamente. Ciò è trainato da diversi fattori.
Vediamo tre fattori chiave: le aziende stanno migrando attivamente al cloud (circa il 55% lo ha già fatto), la rete 5G è finalmente diventata capillare e i progetti di digitalizzazione della pubblica amministrazione funzionano nella pratica, non solo sulla carta. Questo sta alimentando sia la crescita delle tecnologie IT sia quella del mercato stesso. Il mercato IT italiano raggiungerà i 126 miliardi di euro entro il 2030.
Pertanto, si può affermare con sicurezza che il mercato IT in Italia crescerà in modo significativo nei prossimi anni, man mano che aumenta la domanda per i servizi offerti. E questo, in Italia, prima quasi non esisteva.
it.com Domains: Cosa distingue gli imprenditori e le aziende tech italiane dalle loro controparti negli altri Paesi europei?
AB: In Italia l’ecosistema startup ha impiegato un po’ a svilupparsi, quindi oggi siamo in una fase in cui le cose stanno accadendo in una manciata di vivaci poli di innovazione IT. A mio avviso è una tappa normale dello sviluppo e finalmente è iniziata. Milano è diventata il principale centro d’innovazione del Paese, concentrando quasi metà del valore dell’ecosistema nazionale delle startup, mentre Torino, Roma e Bologna stanno emergendo come cluster solidi in ambito fintech, mobilità e AI.
C’è un forte bacino di informatici e ingegneri qualificati provenienti da alcune università prestigiose. Lo constatiamo spesso lavorando con i team locali: il livello è davvero alto. È fondamentale trattenere questi giovani innovatori qui, in Italia, perché è da loro che arriva il dinamismo.
Nonostante le sfide, nuove imprese IT stanno crescendo grazie a un maggiore accesso al venture capital (VC) e ad altre opportunità di finanziamento. Il volume degli investimenti è in aumento, ma resta inferiore a quello di Francia e Germania. E credo che proprio qui risieda un enorme potenziale: i mercati sottoinvestiti tendono in genere a crescere più velocemente.
In ogni caso, molti grandi gruppi tecnologici internazionali hanno una presenza di lunga data nel Paese e hanno contribuito a sviluppare un ecosistema virtuoso e in costante crescita attorno a loro.
Gli imprenditori italiani sono noti per la creatività e la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione. Sono tenaci e abituati a navigare in mari agitati, hanno nel DNA ciò che serve per superare qualsiasi ostacolo.
Lo si nota perfino nel loro approccio alla scelta dei domini. Per loro, un nome di dominio non è solo un indirizzo da prendere “perché è disponibile”, ma un asset destinato a resistere alla prova del tempo, alla trasformazione del business e all’espansione oltre l’Italia.
Il mercato dei domini in Italia: dalla tradizione alla crescita digitale

it.com Domains: L’Italia è sempre stata famosa per i suoi brand offline, ma oggi è al pari di altri Paesi in termini di sviluppo online. Che cosa è cambiato?
AB: Sono stati costretti ad adattarsi. Ho la sensazione che la pandemia sia stata una spinta potente: aziende che non avevano mai considerato l’online si sono trovate a ripensare il proprio approccio. Non è stato un processo semplice. Nel vecchio mondo fatto di mattoni e malta, i brand erano più facili da difendere, intrisi di storia e cultura, come in Italia, dove l’artigianalità era al suo meglio. Questo vale per tutti i brand tradizionali, molti dei quali oggi appartengono a gruppi stranieri, ma che continuano a vivere nel mondo virtuale come autentici italiani.
Negli ultimi anni c’è stato un cambio di percezione: anche le aziende che per decenni hanno puntato sulle vendite offline hanno capito che non possono restare competitive senza una presenza digitale. Ciò ha riguardato tutti, dalle botteghe artigiane a conduzione familiare alle grandi maison della moda. Hanno iniziato a investire attivamente in canali online, e‑commerce e branding digitale, aprendo nuovi punti di contatto con i clienti in tutto il mondo.
Internet ha dato ai brand italiani l’opportunità di comunicare direttamente valori ed estetica, senza intermediari. Oggi un brand esprime non solo l’artigianalità, ma anche la capacità di parlare a un pubblico globale con il proprio linguaggio. E in questo contesto, il nome di dominio – il modo in cui un’azienda si rappresenta online, come costruisce la sua identità digitale e quale messaggio trasmette al mondo attraverso il suo indirizzo online – sta diventando sempre più importante.
it.com Domains: Le aziende italiane usano domini diversi per obiettivi diversi – per esempio, .it per la fiducia locale, .ai per l’innovazione, .com per andare globale. Dove si inserisce it.com e quale ruolo può giocare oggi per le aziende italiane?
AB: La nostra estensione .it.com unisce perfettamente .com e il suffisso .it e trasmette anche un senso di tecnologia innovativa. Questo è un grande vantaggio per il nostro pubblico italiano. Per esperienza, le aziende italiane reagiscono con particolare calore a questa soluzione; per loro è importante mantenere un legame con il mercato domestico anche mentre si espandono a livello internazionale.
Certo, esistono oltre mille altri TLD (top-level domains) e ne arriveranno di nuovi, ma nessuno di loro contiene “it” per Italia e IT, e “com” per il riconoscimento globale. È una scelta ovvia.
it.com Domains: In che modo it.com Domains aiuta le aziende italiane a entrare nel mercato globale?
AB: Comunica con precisione la natura distintiva dell’essere italiani, o fortemente associati all’Italia, unita all’estensione .com. Credo che l’estensione .it.com renda i brand più accessibili a un pubblico internazionale senza recidere la loro identità italiana. Per i brand e le startup italiane è fondamentale che un nome di dominio permetta loro di essere “dall’Italia”, restando al contempo familiare e riconoscibile in un contesto globale. In questo senso, il suffisso .it.com offre una nuova flessibilità. Aiuta le imprese a sentirsi sicure nei mercati internazionali – dall’e‑commerce al SaaS (Software as a Service) fino alle industrie creative, dove fiducia e riconoscibilità giocano un ruolo importante. Ma perché soluzioni di questo tipo attecchiscano davvero sul mercato, è essenziale un solido ecosistema di partner. Possono trasmettere il valore del dominio agli utenti finali e aiutare le aziende a fare la scelta giusta.
Inoltre, la nostra azienda sostiene attivamente startup e imprenditori italiani. Per esempio, lo scorso anno, insieme a WMF – We Make Future, Hosting Solutions e Flazio, abbiamo partecipato a un’iniziativa volta a sviluppare l’imprenditoria femminile in Italia, aiutando le founder a entrare nei mercati internazionali con la giusta strategia digitale e un’infrastruttura di domini adeguata.
Partner ed ecosistema: come si costruisce il business dei domini in Italia
it.com Domains: Con chi collabora it.com Domains in Italia? Ci sono partner o registrar locali? Quali sono le peculiarità delle partnership in Italia?
AB: Abbiamo diversi partner registrar accreditati in Italia, alcuni dei quali sono player di rilievo nel mercato dell’hosting (cioè HostingSolutions, Nomeasy, Flazio e HostCare). Per esperienza, i partner locali giocano un ruolo chiave. I clienti italiani danno grande valore all’approccio personale e alla fiducia.
Quello dei domini è un mercato davvero internazionale, ma il nostro obiettivo è portare a bordo tutti i principali provider italiani. In questo momento stiamo lavorando all’integrazione tecnica, che pone le basi per il lancio dell’estensione .it.com in Italia. Questo aprirà la strada alla promozione e alla crescita.
Uno sguardo avanti: il futuro digitale dell’Italia
it.com Domains: Come vedi lo sviluppo dell’industria dei domini in Italia nei prossimi anni?
AB: A fronte di una crescita complessiva dell’industria dei domini, è probabile che l’Italia la superi, dato che la penetrazione di mercato è inferiore rispetto ai mercati europei più maturi, dove i domini pro capite sono più numerosi, per esempio in Germania, nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. Ne sono convinto perché il Paese sta appena iniziando a sbloccare il suo potenziale di digitalizzazione.
Mi aspetto un aumento nella creazione di microimprese, con persone che avviano la propria attività e che avranno bisogno di un dominio e di un sito web.
La tendenza alla digitalizzazione sta prendendo slancio anche in Italia e porterà benefici al mercato dei domini.
it.com Domains: Quale consiglio daresti agli imprenditori italiani che stanno costruendo un brand internazionale?
AB: Direi di sfruttare appieno l’essere italiani quando costruisci il tuo brand internazionale. Il nostro Paese ha ancora un enorme valore e riconoscibilità in tutto il mondo. Te ne renderai conto soprattutto se vivrai all’estero, in netto contrasto con ciò che agli italiani è stato raccontato fino a poco tempo fa in patria. Per decenni, politici, giornalisti e opinion leader di ogni tipo ci hanno detto che non eravamo all’altezza e quasi sono riusciti a instillare un senso di vergogna e inferiorità.
Agli italiani è stato detto di cercare ispirazione ed esempi all’estero, ovunque tranne che in Italia. Io dico: torna sempre all’unicità delle tue radici, della tua identità e della tua storia, e il tuo brand italiano fiorirà sulla scena internazionale.
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Questo articolo è stato tradotto da un’intelligenza artificiale e può contenere imprecisioni. Consulta l’originale in inglese.

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